Dopo le feste relative al Natale, passate con la famiglia di mio fratello a casa sua, mi sono spostato nel sobborgo di Glebe, circa 3 chilometri a sud ovest del centro città, presso l’abitazione di un collega italiano che lavora presso la locale università di Sydney, in quel periodo in vacanza in Italia.

“Glebe” è circondato a nord dalle baia di Blackwattle e Rozelle , insenature del Porto di Sydney. Ad est vi è “Ultimo” che ospita l’UTS – la splendida università di tecnologia – e diversi edifici per l’accoglienza degli studenti. A sud est abbiamo ”Broadway”, con nuovi ed interessantissimi edifici in parte realizzati, in parte in corso di costruzione, di cui parlerò prossimamente, ed infine a sud, al di la della Parramatta Road, che rappresenta il confine del quartiere, è presente il Victoria Park con una bellissima piscina olimpionica all’aperto, oltre ad un laghetto, e la bella università di Sidney.

Glebe, su un terreno un pendenza, che degrada verso nord, è composto prevalentemente da edifici unifamiliari aggregati, mentre su Glebe Point Road , arteria principale del quartiere, si trovano una moltitudine di negozi per la spesa, ristorantini e bar di ogni tipo, oltre la chiesa e la scuola pubblica; nelle vie limitrofe sono ubicati una stazione della polizia e la caserma dei pompieri; presente anche ovviamente – a Sydney non mancano mai in qualsiasi zona si vada – un centro commerciale con adeguati parcheggi.

Mi soffermo in questo post a descrivere l’abitazione che mi ha ospitato, all’interno di un edificio a schiera su terreno in pendenza, con alloggi sovrapposti. L’abitazione dove ho vissuto per 12 giorni era di tipo duplex, con accesso dal piano rialzato che dava su strada. Sul lato opposto una veranda interna affacciata su un giardino di proprietà delle abitazioni limitrofe, caratterizzato da una fitta vegetazione e animali vari: un Opossum mi faceva visita quasi ogni sera e un ragno, probabilmente velenoso e di dimensioni ragguardevoli, aveva fatto una tela di almeno 3 mq .

Anche se l’abitazione ha una certa età, dalle pubblicazioni ove sono riportate nuove abitazioni duplex del mondo anglosassone, si evince come in quei luoghi i progettisti non siano eccessivamente assillati da norme come le nostre, che sembrerebbero essere rivolte ad un popolo di soli handicappati. Probabilmente questa scelta di non normare eccessivamente la materia è dettata dalla tecnologia costruttiva – case prevalentemente in legno con struttura a secco facilmente smontabili – e dal fatto che la popolazione sia maggiormente abituata a spostarsi, e quindi a cambiare casa anche in relazione all’età e allo stato di salute. Sicuramente per me, con postumi debilitanti ormai definitivi sulle gambe, conseguenza di vari incidenti motociclistici di gioventù, la discesa non era assolutamente comoda e specie il mattino, prima del primo caffè, dovevo fare molta attenzione.

Nel prossimo post parlerò dei quartieri limitrofi alla mia abitazione, ove sono presenti recentissimi edifici di particolare pregio.

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